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Giovani e Sostenibilità: l’Osservatorio 2025 di Angelini Industries

Nativi digitali e nativi sostenibili: sono i giovani under 30, esponenti della cosiddetta Generazione Z.

Sempre più informati sui temi ambientali e sociali, i giovani riconoscono la stretta interconnessione tra salute del pianeta, benessere sociale e salute psico-fisica individuale e credono con convinzione che l’impegno individuale possa contribuire a un cambiamento concreto.
Queste e molte altre le conclusioni tratte dalla seconda edizione di “Versione Gen Z: Osservatorio sui Giovani e la Sostenibilità”, la ricerca realizzata da Angelini Industries in collaborazione con YouTrend e CSA Research. Un’indagine che approfondisce le esigenze delle nuove generazioni e ascolta le risposte di oggi, per comprendere le scelte di domani.

Introduzione

L’Osservatorio sui Giovani e la Sostenibilità è una iniziativa promossa da Angelini Industries con l’obiettivo di monitorare nel tempo l’evoluzione delle aspettative, dei comportamenti e delle sensibilità della Generazione Z in relazione alle tematiche ambientali, sociali e geopolitiche in continuo cambiamento.

L’indagine, realizzata per la prima volta nel 2024 da Quorum/YouTrend e CSA Research, indaga il rapporto tra la Generazione Z e la sostenibilità: la seconda edizione dell’Osservatorio, lanciata nel 2025, ha permesso di realizzare un ulteriore approfondimento dando voce alle esigenze degli young adults anche sulla relazione tra sostenibilità e benessere, in un concetto olistico di “one health”, ossia l’approccio che considera come correlate la salute delle persone, la tutela dell’ambiente e il benessere sociale. 

Caratteristiche del panel

La survey è stata condotta su un panel di 4.000 persone, tra cui 600 individui under 30 rappresentativi della Generazione Z coinvolti tramite interviste C.A.W.I. e approfondimenti qualitativi.

Le domande rivolte agli intervistati sono state strutturate per esplorare la sostenibilità attraverso tre diverse dimensioni interpretative, che aiutano a comprendere come questo concetto venga concepito e vissuto:

  • Livello Macro: dedicato all’analisi delle percezioni generali e dei significati attribuiti al termine “sostenibilità” nel contesto attuale;
  • Livello Meso: focalizzato sul rapporto tra sostenibilità, territorio, comunità e legami affettivi, ovvero il modo in cui essa si riflette nelle relazioni sociali e nei contesti di vita quotidiana;
  • Livello Micro: incentrato sulla dimensione personale, che considera la sostenibilità come parte integrante del benessere individuale.

La sostenibilità secondo la GenZ

La Generazione Z attribuisce alla sostenibilità una gamma ampia e articolata di significati, molti dei quali fortemente connessi alla dimensione ambientale. Il 58,9% dei nuovi adulti (rispetto al 50,8% del resto del campione) interpreta la sostenibilità come la necessità di ridurre l’impatto ambientale delle attività umane. Inoltre, il 50,6% dei soggetti appartenenti a questo segmento anagrafico (contro il 37,4% della popolazione generale) la associa allo sviluppo delle energie rinnovabili e al superamento dei combustibili fossili. Coerentemente con questa visione, il 38% degli under 30 riconosce nell’economia circolare - modello che minimizza gli sprechi tramite riciclo e rigenerazione dei materiali - uno strumento concreto per favorire la sostenibilità ambientale.

Oltre all’ambiente, nei ragazzi è molto forte l’interconnessione tra sostenibilità, dimensione sociale e salute: il 34,9% degli intervistati tra i 16 e i 30 anni ritiene che si debba agire per promuovere congiuntamente tutela ambientale e benessere sociale (contro il 26,3% dei più maturi) e il 35,9% di loro associa la sostenibilità all’attenzione per le generazioni future (rispetto al 24,2% del resto del panel). Inoltre, il 26,8% dei giovani adulti (contro il 17,7% degli over 30) pensa che essere sostenibili significhi prevenire e ridurre i rischi, oltre che ambientali, anche economici, sanitari e sociali.

Il tema della “responsabilità”

Nonostante rispetto al 2024 si sia registrato un aumento della percentuale della popolazione più giovane sfiduciata (45% contro il 34% dell’anno precedente), convinti che gli obiettivi legati alla sostenibilità non verranno raggiunti a causa di un degrado ambientale ormai irreversibile, la maggioranza della nuova generazione (55%) continua a credere che questi traguardi possano trasformare radicalmente il nostro stile di vita. In questo scenario, resta centrale il ruolo delle azioni individuali: l’82,2% dei componenti della Gen Z (contro il 79,3% del resto del campione) ritiene che il proprio contributo quotidiano possa fare la differenza.

Questa convinzione si traduce in comportamenti concreti, che spaziano dalla neo-frugalità all’attivismo responsabile: il 55,3% dichiara di fare la raccolta differenziata in modo accurato (+3,4% rispetto al 2024), il 38% si impegna a ridurre il consumo di acqua (+7%), il 28,8% ha adottato misure drastiche per contenere i consumi energetici domestici (+7,8%), come rinunciare all’aria condizionata o mantenere una temperatura più bassa in inverno. Infine, il 24,5% (+8,3%) ha scelto di non usare più l’auto privata, preferendo mezzi pubblici o biciclette.

L’approccio al consumo

Anche le scelte di consumo risultano influenzate da queste percezioni: il 22,3% dei Gen Z acquista vestiti di seconda mano, e il 79,6% (contro il 70,8% del resto del gruppo di studio) afferma che, a parità di prezzo e qualità, sarebbe disposto a sostituire la propria marca del cuore con una più sostenibile dal punto di vista ambientale, economico e sociale. Inoltre, il 60% degli young adults (rispetto al 46,5% della popolazione generale) si dichiara pronto a compiere questa scelta anche nel caso in cui il prodotto abbia un prezzo più elevato.
A conferma di questa crescente sensibilità etica, il 51% della nuova generazione dichiara di aver già boicottato almeno un’azienda ritenuta socialmente iniqua o pericolosa, contro il 40% registrato nel resto del campione.

“One Health”

La Gen Z mette in relazione in modo particolarmente forte gli aspetti ambientali con quelli legati alla salute: il 91,1% dei più giovani (contro l’86,4% del resto dei partecipanti al sondaggio) ritiene che la crisi ambientale abbia già oggi effetti concreti sulla salute. In particolare, il livello di soddisfazione rispetto al proprio benessere psicologico risulta più basso tra i Gen Z rispetto agli over 30: solo il 22,9% degli intervistati dichiara di godere di uno stato di salute mentale ottimale, e appena uno su 5 afferma di non avere alcun problema di natura psicologica, a fronte del 35,9% rilevato tra le fasce d’età più mature.
Un dato interessante riguarda anche la percezione della responsabilità nella tutela della salute mentale: pur riconoscendo in famiglia e amici i principali punti di riferimento in caso di difficoltà, i ragazzi ritengono che il compito principale spetti allo Stato (37,2%) e alla comunità (32,7%), più che al singolo individuo (22,4%).

Questo aspetto introduce al concetto di “One Health”, ovvero l’approccio che unisce diverse discipline e considera come correlate la salute delle persone, la tutela dell’ambiente e il benessere sociale. Sebbene la maggior parte degli under 30 non conoscesse il significato del termine, oltre il 54% di loro ne ha indicato la definizione corretta tra quelle proposte nel sondaggio.

Una volta informati sul significato esatto dell’espressione, i giovani interpellati hanno individuato nella salute mentale il suo elemento più rilevante (81,5%), seguita da altri aspetti fondamentali della “salute complessiva” come la salute fisica (73%), il benessere sociale della comunità (66%) e l’equilibrio dell’ecosistema (66%).

La percezione del futuro

Volgendo lo sguardo al futuro, il 40% dei Gen Z crede nel valore del contributo individuale per migliorare le attuali condizioni sociali. Per questo, si aspetta una spinta più decisa a favore della sostenibilità da parte della propria generazione (40,6%), seguita dalla classe politica e dalle principali potenze mondiali (36,8%), dalle grandi aziende (34,1%) e, in misura minore, dalla collaborazione tra queste ultime e i governi (28,7%).

Profilo “GenZ”: ascoltare per agire

Dai dati dell’Osservatorio emerge un ritratto chiaro della Generazione Z: persone informate e consapevoli, con un approccio integrato alla sostenibilità che si riflette in scelte quotidiane e in consumi responsabili e ragionati. Tutto ciò rappresenta un segnale forte per le aziende, perché i giovani non sono solo i nuovi consumatori di oggi, ma saranno sempre più determinanti anche in futuro. Per le organizzazioni, non si tratta soltanto di intercettare nuove abitudini di acquisto, ma anche di ripensare le strategie di employer branding: per attrarre e trattenere nuovi talenti, le imprese devono dimostrare con coerenza il proprio impegno in ambito sostenibile, adottando politiche concrete orientate al benessere delle persone.

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