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Il valore delle imprese familiari nel contesto economico italiano

Famiglia e impresa: un’accoppiata vincente

È da diverso tempo che le imprese familiari sono al centro di tavole rotonde nazionali e internazionali. I topic di maggiore interesse riguardano la performance e la capacità delle imprese familiari di creare valore. Sono oggetto di studio anche l’impatto che hanno i modelli di governance sui risultati e sui vantaggi competitivi di questo genere di aziende. L’interesse degli studiosi nasce dalla natura organizzativa che contraddistingue le imprese familiari. Dall’integrazione di sistemi familiari e impresa, si origina infatti un insieme di risorse preziose e uniche.

Ciò che distingue le imprese familiari, di qualunque dimensione esse siano, è il connubio tra famiglia e impresa.

In questo contesto, assicurare un perfetto equilibrio tra le parti è la sfida più difficile, ma allo stesso tempo la più stimolante.

Le imprese familiari italiane dimostrano di essere sempre più forti

Le imprese familiari hanno la capacità e la grinta per superare i periodi di crisi e guidare la ripresa economica globale guardando sempre al futuro.

È questo ciò che emerge dai dati del XIV Osservatorio AUB, promosso da AIDAF, (Associazione Italiana delle Aziende Familiari), Cattedra AIDAF-EY di Strategia delle Aziende Familiari dell’Università Bocconi, UniCredit e Cordusio e Fondazione Angelini. Lo studio, presentato lo scorso Gennaio, indaga i bilanci delle 11.635 aziende familiari italiane con fatturato superiore ai 20 milioni di euro che rappresentano il 65% delle imprese italiane.

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Le aziende analizzate dall’Osservatorio si dividono in: piccole(*), aziende con un fatturato compreso tra 20 e 50 milioni di euro e medio-grandi (**), aziende con un fatturato superiore a 50 milioni di euro.

Tra i dati più significativi, emerge che la struttura e i modelli di governance delle imprese familiari abbiano consentito loro di rispondere con efficacia alle difficoltà economiche causate dalle sfide degli ultimi anni. Il successo delle imprese familiari oltre a essere definito dai profitti infatti, nasce anche da obiettivi non strettamente finanziari: il controllo, la successione transgenerazionale, il capitale sociale e umano, il legame affettivo con l’azienda e la sua reputazione. Questo spiega perché, superato il primo impatto con l’emergenza, questo genere di imprese abbia unito i propri sforzi per attuare strategie a lungo termine, proteggere il purpose e il valore socio-emotivo che la famiglia trae dal possesso dell’attività aziendale. I dati dell'Osservatorio AUB rivelano, infatti, come la solidità media di tutte le aziende familiari italiane è migliorata di oltre il 20% rispetto al 2019: il rapporto di indebitamento (totale attivo/patrimonio netto) è sceso da 5 a 4 volte. È emerso, inoltre, che questo genere di imprese crei una maggiore occupazione, cresca più rapidamente rispetto alle altre e abbia debiti minori.

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Il grafico dimostra come nel Primo semestre 2022 le imprese familiari quotate abbiano registrato un tasso di crescita dei ricavi pari a oltre il 15% delle imprese non familiari nel 2021 (35% vs 19%).

Per quanto riguarda l'analisi della governance, emerge che nel CDA c’è una maggiore apertura all’inclusione di leader e membri del consiglio non appartenenti alla famiglia (almeno 1 componente non familiare).

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*I valori indicano alta significatività (***) se il p value è <.01, media significatività (**) se il p value è <.05, discreta significatività (*) se il p value è <.1). E’ stata eseguita una analisi di regressione con il modello OLS ed i seguenti controlli: i) età dell’azienda; 2) dimensione dell’azienda; 3) liquidità aziendale. Sono inoltre state aggiunte delle dummy variables per controllare per anno, settore (considerando i primi 2 digit del codice Ateco 2007) e regione.

 

NB: per tutte le aziende familiari AUB: Il tasso di crescita medio annuo è stato pari a 8,5%; il ROE medio annuo è stato pari a 12,6%; il rapporto di indebitamento medio annuo è stato pari a 4,4; il rapporto PFN/EBITDA medio annuo è stato pari a 4,6.

Uno degli aspetti critici del Report è rappresentato dalla maggiore età dei componenti del CDA: la presenza di under 40 tra i leader è fortemente diminuita. Tra le aziende familiari con un CdA, infatti, solo il 26,4% delle imprese ha almeno un consigliere sotto i 40 anni di età (dieci anni fa erano il 46,6%, anche se il confronto dovrebbe tenere conto del progressivo invecchiamento della popolazione italiana misurato dall’ISTAT). Un altro aspetto a cui prestare attenzione in termini di diversity nei CdA è il livello di inclusione: solo il 37,6% delle imprese ha una quota del genere meno rappresentato (quello femminile) superiore al 33% (con un miglioramento di soli 3 punti percentuali rispetto a dieci anni fa). Un dato che sottolinea che le aziende familiari italiane abbiano ancora tanto lavoro da fare prima di realizzare una transizione verso modelli di governance più evoluti.

Nonostante ciò, è innegabile il fatto che le imprese familiari rappresentino una forma organizzativa vincente da più punti di vista a maggior ragione in un contesto fortemente instabile come l’attuale.

Malgrado siano state mosse delle critiche rispetto al rischio che potrebbe comportare una concentrazione del potere, l’evidenza empirica mostra che le imprese familiari hanno un ruolo primario sia nelle economie emergenti che in quelle già sviluppate.

L’Osservatorio AUB rappresenta ogni anno un appuntamento importante per quelle realtà che fanno parte del novero delle aziende familiari e che reputano il tema della governance come cruciale per lo sviluppo e la crescita dell’impresa. Tra esse, anche Angelini Industries, il cui modello di governance punta a coniugare la visione a lungo termine e l’assetto azionario stabile, tipici dell’imprenditoria familiare, con le pratiche di governo societario strutturate e l’accountability del management reclutato dall’esterno.

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