Il nuovo rapporto Headway evidenzia i determinanti ambientali della salute mentale
Condividi
Il nuovo rapporto Headway evidenzia i determinanti ambientali della salute mentale
Bruxelles, 28 settembre 2022 - Il conflitto in Ucraina e l'impatto del cambiamento climatico potrebbero essere tra i fattori determinanti alla base di un'ondata crescente di disordini mentali in Europa: è quanto emerso dall'ultimo rapporto Headway intitolato “A new roadmap in Mental Health”, presentato il 28 settembre scorso da The European House - Ambrosetti, Think Tank italiano, e Angelini Pharma, azienda farmaceutica internazionale parte di Angelini Industries.
Il report mette a confronto la situazione che riguarda la salute mentale in 27 Paesi europei e nel Regno Unito, utilizzando 55 indicatori chiave di performance (KPI) che hanno evidenziato grandi differenze sull’organizzazione dei Paesi per affrontare il tema e sostenere i propri cittadini. Proseguendo una tendenza già evidente nei risultati del report del 2021, i Paesi del Nord Europa si confermano quelli con i punteggi più alti nell’indice delle performance, mentre Romania, Bulgaria e Slovacchia sono tra quelli con i punteggi complessivi più bassi.
Per la prima volta da quando l'iniziativa Headway è stata lanciata nel 2017, il rapporto ha esaminato specificatamente i determinanti ambientali che agiscono sulla salute mentale, sottolineando l'impatto disastroso che hanno fattori come il cambiamento climatico, i conflitti e le migrazioni.
I determinanti ambientali sono una categoria recentemente inserita tra i fattori esterni che impattano sulla salute mentale e che considera tutte le condizioni esterne che influenzano la vita, lo sviluppo e la sopravvivenza di una persona. L'analisi di questi fattori ambientali mostra che Finlandia, Danimarca, Svezia, Estonia e Irlanda riescono ad affrontare in modo sostenibile la condizione di salute mentale dei propri cittadini, mentre i Paesi dell'Europa orientale e meridionale, come con Romania, Bulgaria e Grecia, hanno ancora margine di miglioramento per affrontare al meglio questi determinanti della salute.
"Questo rapporto sposta l'attenzione internazionale sull'influenza che i fattori ambientali, come i cambiamenti climatici, la recessione economica o le crisi geopolitiche come la guerra in Ucraina, hanno sulla salute mentale", ha dichiarato Pierluigi Antonelli, CEO di Angelini Pharma. "I disturbi mentali continuano ad avere un enorme peso sociale ed economico sulle comunità: alcune stime riportate nel nuovo report mostrano che, entro il 2030, essi rappresenteranno più della metà dell'onere economico globale, ed è per questo che dobbiamo agire subito"
In Europa, circa il 4% di tutti i decessi sono causati da disturbi mentali e comportamentali. I Paesi con il maggior numero di decessi dovuti a disturbi mentali e comportamentali sono il Regno Unito, Germania, Paesi Bassi. L’Italia occupa il 12° posto, poco meno di metà classifica, subito dopo la Spagna.
Tra i decessi causati dai disordini mentali, in Europa, 140.000 morti all'anno sono per suicidio, che risulta la sesta causa di morte nella popolazione di età inferiore ai 70 anni e la quarta causa di morte nella popolazione di età inferiore ai 20 anni. Lituania e Lettonia sono i Paesi europei con il più alto tasso di suicidio per 100.000 abitanti mentre Grecia, Cipro, Malta e Italia quelli con il tasso più basso.
Il diverso impatto dei determinanti ambientali sugli individui
Sebbene sia stato documentato che il cambiamento climatico abbia un impatto simile sulla salute mentale tra le diverse popolazioni, dal report “A new roadmap in Mental Health” emerge, invece, che agisce in modo diverso tra gli individui. I giovani e le popolazioni indigene, così come coloro che vivono con vulnerabilità preesistenti, con disabilità cognitive e motorie o che vivono in condizioni di povertà, sono i più colpiti. La dimensione dell’impatto è misurabile con un aumento della mortalità, dei comportamenti impulsivi e dei tassi di suicidio. Le notizie di cui si parla poco, come l'aumento di un grado della temperatura media mensile, contribuiscono in realtà ad un aumento dello 0,48% delle visite ai dipartimenti di emergenza per la salute mentale e dello 0,35% dei suicidi.
Secondo i dati emersi dal rapporto, le persone esposte a determinati inquinanti atmosferici hanno maggiori probabilità di essere affetti da disordini mentali, in particolare di ansia: in Italia, più del 15% della popolazione è esposta a questi agenti inquinanti.
Esaminando l'impatto dei conflitti e delle migrazioni, il report rivela che circa il 22% delle persone ha un disturbo mentale in contesti di conflitto (13% forme lievi di depressione, ansia e PTSD, Stress Post Traumatico; 4% forme più moderate; 5,1% depressione e ansia gravi, schizofrenia e disturbo bipolare). Dopo un conflitto, circa una persona su cinque continua a essere affetta da depressione, disturbi d'ansia, PTSD, disturbi bipolari e schizofrenia. Il gran numero di persone colpite dai conflitti, 27 in corso in tutto il mondo con 68,6 milioni di sfollati secondo le Nazioni Unite, rende ancora più urgente affrontare i bisogni di salute mentale.
Il report ha rilevato anche la capacità dei Paesi a reagire a tali condizioni: il Paese più sostenibile è la Finlandia, l’Italia è tra le nazioni che subisce stabilmente i conflitti, le migrazioni e la recessione economica.
Nessuna area europea è caratterizzata da alti tassi di criminalità, tuttavia, c'è grande variabilità tra i Paesi: gli effetti degli atti di violenza, indipendentemente dal fatto che sia vissuta in prima persona o testimoniata, hanno un impatto negativo soprattutto sull’aumento dei casi di depressione. Il Paese con il numero più alto di violenza è il Regno Unito con il 24%, l’Italia registra l’8% e si posiziona a metà della classifica.
Anche le condizioni abitative sfavorevoli hanno un'associazione diretta con la salute mentale: le persone che vivono in contesti sovraffollati hanno maggiori probabilità di avere un disordine mentale, tra cui disagio psicologico e depressione: in Italia, circa il 20% della popolazione vive in soluzioni abitative precarie e il 26% in contesti sovraffollati..
L'urbanizzazione, che implica una minore presenza di spazi verdi che aiutano ad alleviare stress ed ansia, è associata a una crescente incidenza di disturbi mentali: il Paese europeo con la percentuale maggiore di spazio verde urbano è la Croazia con il 74%, l’Italia il 34%, al 21° posto su 28.