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Caring for the Community

Riscoprire il senso di comunità come terapia

Ascolto, partecipazione, condivisione, fiducia: la cura del paziente non è più un processo impersonale e distaccato, ma mette al centro la persona e i suoi bisogni fisici e psicologici. 

Verso l’umanizzazione delle cure

Le difficoltà sperimentate negli ultimi anni hanno accelerato lo sviluppo di nuove soluzioni e modelli di gestione del paziente (integrazione ospedale-territorio, gestione a distanza, ...) che danno risalto a tutti i momenti dell'esperienza personale di cura del singolo e delle figure che gli ruotano intorno.

L’obiettivo è costruire una rete di relazioni e servizi in grado di garantire il coinvolgimento del paziente, l’empowerment e la continuità di cura.

Il concetto di patient journey nasce da questi presupposti: tenere presenti sia gli esiti legati all’efficacia delle cure, ma anche quelli legati all’esperienza della malattia e alla qualità di vita. È un approccio che non fa riferimento solo al paziente, ma anche al caregiver: una figura preziosa, ma di cui spesso si sottovalutano i bisogni di supporto sia emotivo che pratico. Con velocità e modalità diverse, a seconda dei contesti e delle aree terapeutiche, si sta vivendo un momento di grande innovazione sia nel modo di fare ricerca che in termini di assistenza. Nel campo delle malattie oncologiche, in particolare, si fa sempre più forte la necessità di istituire percorsi personalizzati e finalizzati non solo alla riabilitazione fisica, ma anche a quella psicologica e sociale.

Secondo i dati AIOM (Associazione italiana di oncologia medica) e AIRTUM (Associazione italiana registri tumori), in Italia si diagnosticano all'incirca 1.000 casi di cancro al giorno. Un dato significativo che dà un’idea dell’impegno che il nostro SSN (Sistema Sanitario Nazionale) deve profondere. Ogni caso si differenzia per bisogni assistenziali. Da qui l’esigenza di riorganizzare tutta l’area oncologica che oggi è quasi esclusivamente ospedaliera, prevedendo nuovi setting territoriali delocalizzati fino a raggiungere la possibilità dell’home care e home delivery. In questo contesto il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) con il piano Missione Salute, rappresenta una grande opportunità per il settore oncologico. Insieme alle innovazioni farmacologiche e diagnostiche, è diventato infatti prioritario stabilire quali prestazioni possano essere svolte in setting assistenziali diversi dall’ospedale, specialmente per quanto concerne i pazienti oncologici con trattamento cronico attivo e per quelli in follow-up. Per ridurre il carico delle strutture ospedaliere diventa essenziale la capillarità delle Reti Oncologiche che tra le altre cose, ridurrebbe anche la mobilità regionale garantendo al paziente le cure necessarie con la massima prossimità al suo ambiente abituale.

Casale Angelini: il primo modello di assistenza di cross-setting italiano

Gli investimenti previsti dalla Missione 6 del PNRR, sono in larga parte rivolti a riorganizzare il sistema sanitario verso un modello che metta al centro il territorio e le reti di assistenza. Al fine di ottenere un’integrazione ospedale-territorio, è fondamentale che tutti gli attori che ruotano intorno al paziente (famiglie, caregiver, istituzioni, Medici, operatori sanitari), abbiano tra di loro un dialogo continuo e trasparente.

L’obiettivo è creare un percorso di cura condiviso dalla prevenzione alla cura dell’eventuale malattia.

Il PNRR ha messo in evidenza la necessità di strutture assistenziali di vario genere per garantire nei limiti del possibile, una migliore qualità di vita dei pazienti affetti da patologie croniche.        

A questo proposito, al di là dei fondi nazionali previsti sono state attivate iniziative lodevoli anche da enti privati. Ne è un esempio il “Casale Angelini”: la prima Care House italiana nata a cura della Fondazione Angelini, che viene messa a disposizione degli Ospedali Riuniti di Ancona e che accoglie pazienti in cura presso il reparto oncologico dello stesso.

I pazienti sono ammessi secondo un protocollo d’intesa che coinvolge oltre agli attori sopra citati, la Regione Marche, il Comune di Ancona e l’Università Politecnica delle Marche. L’accordo definisce anche i tempi di permanenza. I pazienti hanno a disposizione in forma gratuita un alloggio confortevole, concepito come una casa. Al suo interno, sale da pranzo, sala tv e giardino accolgono coloro i quali per motivi di vario genere, non possono far ritorno alla propria abitazione garantendo loro una continuità di cura. Il Casalesi ispira ai valori che sono sempre stati alla base della Fondazione Angelini. Si propone, infatti, di soddisfare i bisogni sia fisici che psicologici e sociali dei pazienti grazie a un'equipe specializzata di volontari dell'associazione Artis, attiva nell’ambito della ricerca sulla terapia infermieristica e di supporto. Il progetto si distingue anche per essere stato realizzato in un’ottica di sostenibilità e risparmio energetico che evidenzia l'attenzione al territorio da parte di Angelini Industries. Questa iniziativa rappresenta il fil rouge che tiene insieme tutte le business unit del Gruppo: la cultura del prendersi cura.

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