La natalità è la nuova questione sociale
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Negli ultimi anni, l’allarme denatalità si è fatto sempre più pressante in Italia, con il tasso di natalità che raggiungeva livelli record.
Quindi, insieme a tante mamme e papà, ormai stanchi di subire e commentare i dati ISTAT – che ogni anno diventavano un sempre peggiore bollettino di guerra – abbiamo dato vita alla Fondazione per la Natalità, con l’obiettivo di voler tener alta l’attenzione sull’allarme demografico e sensibilizzare l’opinione pubblica e la classe dirigente su quanto sia importante trovare insieme le soluzioni atte a liberarci dalla cosiddetta trappola demografica.
Lo scorso anno abbiamo perso una città come Bari. Trecentoventimila Novecentouno italiani, per la precisione. Sì, proprio così: perché nel 2022 sono morte 713.499 persone, ma ne sono nate appena 392.598. Un record assoluto. Mai così pochi bambini nati dall’Unità d’Italia! Tre anni fa, in un silenzio ancora più assordante, complice il Covid, il saldo morti/nati era stato di circa 350 mila. Avevamo perso una città come Firenze.
Oggi, 90.986 nascite registrate tra Gennaio e Marzo 2023 sono già un forte campanello di allarme. Nello stesso periodo del 2022 i nuovi nati erano stati, infatti, 91.658.
Il fatto più grave che deriva da questa analisi è che il calo della popolazione avrà delle ripercussioni importanti anche sul quadro economico. L’effetto più immediato del crollo dei nuovi nati sarà la contrazione del valore del Pil. Ad oggi i lavoratori attivi presenti sul territorio nazionale nella fascia che va dai 20 ai 66 anni sono circa 36 milioni: continuando con il paragone a dieci anni, la stima dice che nel 2032 saranno diminuiti di oltre 2 milioni di individui. Numeri freddi, ma che sono preludio di condanna.
L’allarme denatalità assume una particolare rilevanza anche in chiave giovanile.
Le nuove generazioni rappresentano il futuro del paese, ma sempre più giovani rinunciano alla prospettiva di formare una famiglia. Le cause di questo fenomeno sono molteplici: precarietà lavorativa, difficoltà economiche, incertezze sul futuro e aspettative sociali in continua evoluzione. I giovani si trovano spesso ad affrontare ostacoli significativi nel raggiungimento di stabilità finanziaria e lavorativa, che rappresentano i presupposti essenziali per intraprendere un percorso familiare. Inoltre, le sfide nella conciliazione tra lavoro e famiglia e la pressione per dedicarsi a una carriera professionale spesso mettono in secondo piano il desiderio di avere figli. Questo scenario solleva preoccupazioni sulle implicazioni future per la società, poiché una bassa natalità giovanile può portare a una riduzione della forza lavoro, compromettere la sostenibilità del sistema previdenziale e privare il paese di una nuova generazione di cittadini attivi e creativi. Affrontare l’allarme denatalità in chiave giovanile richiede politiche e misure volte a garantire una maggiore stabilità economica e lavorativa, nonché la creazione di un ambiente favorevole alla conciliazione tra vita professionale e familiare.
Gli Stati Generali della Natalità, giunti alla loro terza edizione, rappresentano, quindi, un’occasione unica per affrontare in modo approfondito il tema dell’allarme denatalità, coinvolgendo esperti, accademici, professionisti, rappresentanti governativi e personalità di spicco del panorama italiano. L’obiettivo principale è quello di generare un dibattito costruttivo sulle politiche e le strategie necessarie per invertire il trend demografico.
La terza edizione degli Stati Generali della Natalità, tenutasi gli scorsi 11 e 12 Maggio a Roma, presso l’Auditorium della Conciliazione, ha rappresentato un momento di particolare rilievo grazie alla presenza di due ospiti illustri: Papa Francesco, il quale nel corso del suo intervento ha sottolineato l’importanza della famiglia come fondamento della società e ha invitato a una maggiore attenzione verso le esigenze delle famiglie e dei genitori, offrendo sostegno concreto e misure di politica familiare adeguate; e il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, che ha evidenziato quanto invertire il trend demografico sia una priorità per il nostro sistema-Paese.
La presenza di Papa Francesco e Giorgia Meloni agli Stati Generali della Natalità ha reso evidenti l’importanza e l’urgenza di affrontare la crisi demografica che l’Italia sta vivendo. La partecipazione di figure così influenti e autorevoli ha dato ulteriore risonanza all’evento, catalizzando l’attenzione dell’opinione pubblica sul tema e dimostrando l’impegno delle istituzioni e della Chiesa cattolica per trovare soluzioni concrete.
Nei panel si sono succeduti esponenti di diversi ambiti del Paese, permettendo un confronto costruttivo e una condivisione di conoscenze e esperienze. Questo approccio multiculturale è fondamentale per affrontare una questione complessa come quella della denatalità, che richiede una visione a 360° e soluzioni integrate.
Ancora una volta si è voluta sottolineare l’importanza di una risposta congiunta e coordinata da parte delle istituzioni, delle organizzazioni e della società nel suo complesso.
Solo attraverso un impegno congiunto sarà possibile invertire la tendenza e costruire un futuro sostenibile per il Paese, in cui le famiglie e la natalità siano valorizzate e supportate adeguatamente.
C’è bisogno di una consapevolezza collettiva. E c’è bisogno di ribadirci sempre che la nascita di un figlio ha sì a che fare con il pil e con il sistema sanitario di domani, con le tasse e con la sostenibilità del Paese, ma anche e soprattutto con la bellezza di una scelta d’amore.
Non ci sono dubbi la natalità è la nuova questione sociale perché se non interveniamo adesso, crolla tutto. Ed è una questione sociale universale, che riguarda tutti: ciascuno di noi è “convocato” a fare la propria parte, perché c’è in ballo il futuro.
L’obiettivo, allora, non può non essere quello di trasformare questo tema in un tema che unisce tutto il Paese. Senza maggioranze ed opposizioni. Un tema trasversale. Un tema sul quale fare squadra. Perché l’Italia, lo sappiamo, dà il meglio di sé quando fa squadra. Quando, con le spalle al muro, riesce ad andare oltre i campanilismi e le ideologie. Le analisi le conosciamo. I numeri ormai sono noti. Adesso è il momento della sintesi.